Internet è un mondo vasto, con confini fluidi e molto spesso incontrollabile. Queste caratteristiche hanno fatto sì che nel corso del tempo, la famosa “netiquette”, ossia il complesso delle regole di comportamento volte a favorire il reciproco rispetto tra gli utenti, fosse spesso bistrattata, ignorata, affossata. E’ convinzione generale, ed errata, che dietro ad uno schermo e tastiera, chiunque di noi possa dire, fare e comportarsi come meglio crede, senza considerare nemmeno la possibilità dell’esistenza di conseguenze, anche legali. Tale è il pensiero dei cosiddetti “haters”, come tale è il pensiero di chi si macchia di un reato ben più grave: il Revenge Porn.

Letteralmente per Revenge Porn si intende la “vendetta pornografica”, una vendetta privata che sfocia nel pubblico con conseguenze a volte devastanti e che prende di mira in particolar modo, le donne. Il caso più classico è quando ci si trova di fronte ad un ex fidanzato ferito che, incapace di venire a capo della fine di una relazione, pensa bene di agire nel modo più semplice ed infimo: diffondere video o foto private che ritraggono la donna di turno in atteggiamenti sessuali espliciti. Ciò che accade dopo è abbastanza prevedibile: i video passano di telefono in telefono, di profilo in profilo, fino a contagiare la rete in ogni sua parte e a rendere dunque impossibile, la vita della persona oggetto di questo terribile reato contro la privacy.  Perchè di reato si tratta.

Il testo di legge parla chiaro:

“La pubblicazione online di simili contenuti è punita con la reclusione da uno a tre anni e la pena è aumentata della metà se il fatto è commesso dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa.”

Il testo completo di legge è possibile trovarlo all’articolo 612-ter del codice penale, nella parte concernente il reato di diffusione di immagini e video sessualmente espliciti.

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